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Comete
Bimestrale on line
Reg. Tribunale di Vicenza n. 1165 del 18 dicembre 2007
Editor e direttore responsabile Bianca Nardon
Redazione STEP Srl Contrà Porti, 3 Vicenza


Anno IV n. 12 Giugno 2010

Incontro con Anna Re

IULM Ricercatrice in letterature comparate www.iulm.it
Curatrice di AMERICANA VERDE - Letteratura e ambiente negli Stati Uniti - Edizioni Ambiente 2009 http://www.edizioniambiente.it/eda/catalogo/libri/329/

La maggior parte delle opere citate nell'antologia Americana Verde nasce da un rapporto con precisi contesti fisici e appartiene al nature writing, un genere letterario sviluppatosi negli Stati Uniti. Rispetto ai problemi ambientali globali e più complessi di oggi che tipo di comunicazione letteraria potrebbe essere efficace?
Il tratto caratteristico che mi interessa della letteratura che parla di ambiente è il fatto che utilizza modalità diverse dagli altri tipi di informazione, sia che si tratti di hard science, sia che si tratti di informazione scientifica divulgativa. Il narratore parla in prima persona o racconta delle storie, che spesso lo coinvolgono direttamente. Ed è proprio il meccanismo della storia che mi affascina perché coinvolge emotivamente il lettore. E' vero che ora quando si parla di questioni ambientali se ne parla soprattutto in chiave globale, ma questa forma di comunicazione è problematica. Infatti chi si accorge dei ghiacciai che si sciolgono? E' un problema lontano, non vissuto direttamente. Se tu racconti una storia specifica di una persona specifica, in un contesto specifico, con dei dettagli specifici il lettore è più partecipe della vicenda. Esistono studi di psicologi cognitivi che analizzano proprio questo fenomeno. Ad esempio la prima volta che ho letto Terry Tempest Williams, che racconta di un tema delicato, nonché distante da me, come gli esperimenti nucleari in Nevada, ho provato un coinvolgimento molto profondo. Non ci si può affezionare a una cosa parlandone in modo astratto. L'idea mia e degli scrittori citati nell'antologia è che si debba riportare sempre tutto al concreto, al personale, avvicinando i lettori ai problemi attraverso delle storie particolari.

Il realismo resterà fondamentale in letteratura anche rispetto ai temi ambientali globali, o possiamo aspettarci generi letterari diversi?
Esistono già altri esempi. Rachel Carson parla in chiave apocalittica di un futuro in cui si manifesterà una "primavera silenziosa": gli uccelli non canteranno più e si osserveranno i segni della fine della vita, attraverso l'analisi dei possibili effetti di certi comportamenti. Probabilmente si potranno trovare anche altri strumenti per rappresentare i temi ambientali globali. Nel frattempo però, ad esempio, dei cambiamenti climatici ha parlato in modo efficace Al Gore nel film-documentario "Una scomoda verità" (2006) utilizzando proprio il meccanismo di cui si diceva prima, il racconto di storie. Per esempio ci racconta di un suo professore ad Harvard, Roger Revelle, che fu tra i primi a misurare la quantità di CO2 nell'atmosfera. Ci mostra fotografie del tempo, ci racconta aneddoti, personalizza una questione che normalmente viene riportata in termini globali, senza alcun collegamento ad individui specifici. Rispetto alla letteratura ambientale americana più in generale vorrei precisare che non vuole essere catastrofica. Non si vuol mettere il lettore di fronte ad una prospettiva disperata. La catastrofe può essere una possibilità futura, ma focalizzare il racconto su questo non servirebbe e non sarebbe neanche credibile. La letteratura non si sostituisce alla scienza. Gli scienziati hanno il dovere di dire le cose come stanno, nel modo più diretto e semplice possibile. La letteratura ambientale è invece uno strumento di sensibilizzazione culturale a livello più ampio. Ciò non toglie che ci siano degli scienziati tra questi americani, ad es. Gary Nabhan, Sandra Steingraber, Barbara Kingsolver, che hanno utilizzato la letteratura come mezzo di comunicazione a dimostrazione del fatto che la divisione tra mondo delle scienze e mondo della letteratura e delle discipline umanistiche è discutibile e peraltro anche relativamente recente. Grandi scienziati e letterati, da Darwin a Goethe e ad altri, hanno utilizzato sapientemente, fondendole insieme, la scrittura letteraria e l'informazione scientifica e naturalistica. Il problema è che oggi la scienza ha preso una strada e la letteratura ne ha presa un'altra, e le due strade non si toccano mai, fino al punto che, se uno scrittore fornisce informazioni di carattere scientifico, queste vengono considerate superficiali, poco affidabili, inadeguate al contesto. C'è un reale nodo da sciogliere, da questo punto di vista, che rimane irrisolto. I nostri scrittori, italiani e di altri paesi europei, in genere non si pongono il problema di trattare questioni di carattere scientifico nelle loro opere, mentre molti degli scrittori americani di cui si parla nell'antologia avevano e hanno una conoscenza molto precisa delle caratteristiche fisiche dei luoghi di cui raccontano. Anche Henry David Thoreau o John Muir, che era un autodidatta, conoscevano bene i luoghi naturali di cui stavano parlando. La letteratura ambientale americana ha compiuto un'operazione di mediazione tra il mondo della scienza e della letteratura, dimostrando come in realtà siano fortemente collegati, e va ammesso, non scoprendo qualcosa di nuovo. La "Storia naturale" di Plinio o di Aristotele sono scienza e letteratura allo stesso tempo. Questo tipo di tradizione, in gran parte dimenticata, è ripresa dagli scrittori proposti nell'antologia.

La letteratura ambientale statunitense ha avuto un ruolo nello sviluppo dell'ecologia e all'ambientalismo?
Se si risale a prima della fine dell'800 è veramente difficile separare mondo delle scienze e mondo della letteratura. E' quindi arduo dire se e quanto la letteratura abbia contribuito allo sviluppo dell'ecologia. Thoreau è stato uno dei primi a parlare di conservazione dell'ambiente. John Muir, attraverso i suoi scritti, è riuscito a convincere il governo degli Stati Uniti a fare di Yosemite un parco nazionale. L'America ha inoltre nel contatto con l'ambiente uno dei propri fondamenti mitologici. Essendo più povera di storia rispetto all'Europa, ha nell'ambiente, nella wilderness, nei paesaggi sconfinati e aperti, i propri miti. Nel panorama culturale americano l'ambiente ha da sempre un ruolo strategico. Come italiani invece abbiamo una concezione dell'ambiente che coincide maggiormente con la relazione tra uomo e natura. Solo occasionalmente l'ambiente gode concettualmente di un suo spazio autonomo. Mario Rigoni Stern è un'interessante eccezione e molti suoi lavori si avvicinano alla tradizione americana. Esistono poi alcune opere antichissime come gli scritti sulla storia naturale di Aristotele e alcuni generi letterari antichi e storicamente rilevanti, dalla letteratura pastorale a quella romantica, che hanno contribuito in qualche modo alla nascita della coscienza ecologista.

La letteratura riesce a precedere gli eventi e i fenomeni epocali, o li racconta a posteriori?
Secondo me la letteratura è sempre arrivata e arriva prima. L'ecologia è una disciplina recente. Gli scienziati nel 1800 non parlavano di preservazione dell'ambiente. Molti scrittori sono arrivati attraverso una via intuitiva a sollevare questioni che poi la scienza ha studiato. La scrittura nasce da una comprensione profonda che si realizza attraverso un'esperienza personale e da una sensibilità particolare. Il problema ambientale alla fine è un problema di interpretazione del nostro rapporto con la natura, che comporta un'attenzione, una sensibilità illuminata. Nell' introduzione ai corsi che tengo in Università mostro sempre ai miei studenti una immagine della Terra vista dallo spazio, e faccio notare come gli esseri umani non si vedano affatto. Quello che appare è un tutto unito. Non appare qualcuno che risulti più importante o destinato a primeggiare. Anche gli ambientalisti dovrebbero tenere conto di questa prospettiva: il pianeta non va preservato per fare un piacere agli esseri umani. Il fine ultimo non deve essere solo l'uomo. Ad una conferenza recente sugli OGM un politico ha ipotizzato che in futuro, grazie alle modificazioni genetiche, si potrebbero creare dei semi in grado di far crescere piante utili per l'alimentazione nel deserto. Ho pensato che fosse una grande prepotenza, il deserto ha un proprio particolare equilibrio dal punto di vista della flora e della fauna e questo va mantenuto, non è una "terra di nessuno" in cui si può fare qualsiasi cosa. E non è una terra in cui l'uomo può vivere stabilmente, è una terra destinata ad altre specie e per esse va preservata.

Crede che sia possibile una trasformazione dell'atteggiamento di predominio dell'uomo sull'ambiente in un rapporto di maggiore equilibrio?
I cambiamenti culturali richiedono lunghi passaggi generazionali. Noi siamo semplicemente i predatori più forti. Gli uomini affronteranno davvero la questione solo quando avranno dei problemi seri. Personalmente non ho una grande fiducia negli esseri umani. L'uomo è un essere limitato, che spesso non ha la percezione degli effetti delle proprie azioni. Siamo in qualche modo una devianza. Gli altri animali compiono istintivamente azioni dirette e motivate dal mantenimento della specie, mentre l'uomo non agisce razionalmente sempre in questo senso, ad esempio costruisce mezzi di distruzione di massa e compie molte scelte che vanno contro la propria sopravvivenza. Il potere e la ricchezza guidano la maggior parte delle nostre azioni e delle nostre vite. In teoria sono strumenti che dovrebbero garantirci una vita migliore, ma non riusciamo a vedere quanto costituiscano una deviazione rispetto alla vera qualità della vita. Abbiamo davvero perso la strada, non riusciamo a vedere a lungo termine. Siamo in parte esseri intelligenti e geniali, ma evidentemente non così tanto. Se si attueranno delle scelte drastiche dal punto di vista ambientale, saranno motivate da necessità soprattutto di carattere economico e pratico. Una volta esaurito il petrolio passeremo ad altro, ma nel frattempo le proposte alternative rimangono solo degli spunti.

Alcune opere recentemente pubblicate in Italia si occupano di ambiente, attraverso il noir (collana Verdenero , Edizioni Ambiente) e la narrativa a tema. Come si distingue questa produzione su commissione dalla creatività più propriamente letteraria, e chi citerebbe tra gli autori italiani?
La collana Verdenero di Edizioni Ambiente è una buona scelta, frutto di una strategia di mercato vincente che unisce il genere noir, il nome di un autore noto e l'inchiesta giornalistica e forse si avvicina di più alla divulgazione che alla vera e propria creazione letteraria. Oggi la vera letteratura è sempre più nascosta, perché hanno successo gli scrittori che scrivono per vendere e che effettivamente vendono. Neanche il mondo accademico riesce con facilità ad imporre nomi di prestigio. In Italia per la letteratura che si occupa di ambiente, a parte Rigoni Stern, viene spontaneo andare a Italo Calvino. Quando si pensa al problema dei rifiuti non può non venire in mente ancora e sempre "Le città invisibili". Tra gli autori attuali più noti, ad esempio, Erri De Luca ha affrontato in modo interessante alcuni temi legati alla natura.

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