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n. 1 Dic 2007 Jan Garbarek

Comete
Bimestrale on line
Reg. Tribunale di Vicenza n. 1165 del 18 dicembre 2007
Editor e direttore responsabile Bianca Nardon
Redazione STEP Srl Contrà Porti, 3 Vicenza


Anno I n. 1 Novembre/Dicembre 2007

Incontro con Jan Garbarek

www.garbarek.com
www.musicolog.com/garbarek.asp

Jan, lei esprime un legame con l'ambiente naturale nella sua musica. Può dirci se ci sono alcuni contesti o elementi a cui si sente maggiormente legato?
Secondo il mio modo di vedere, siamo legati ad ogni cosa che ci circonda, siamo più o meno una parte di ogni elemento e quindi non possiamo essere più attaccati ad uno piuttosto che ad un altro.

E' pessimista per quanto riguarda il futuro del pianeta o pensa che l'umanità sarà in grado di ristabilire un nuovo equilibrio che permetterà ai nostri figli di vivere in armonia con l'ambiente? Pensa che la musica possa giocare un ruolo in tutto questo?
Penso che dobbiamo tenere separate le due cose. Il pianeta è una cosa e la specie umana è un'altra. Non sono preoccupato per il pianeta. Il pianeta sopravviverà. Sono invece più preoccupato per quanto riguarda il modo in cui si svolge la vita umana sul pianeta come la conosciamo oggi. Questa di certo potrà cambiare. Ho una figlia e sono anche nonno. Io spero che le generazioni di oggi e con cui saremo in contatto anche in futuro, non saranno interessate da questo cambiamento. Ma penso che andando avanti nel tempo ci potranno essere situazioni più difficili per tutti. Per quanto riguarda la musica, credo che essa esista perchè ci sono gli uomini. La musica è una parte di noi. Fino a quando le persone saranno presenti sulla Terra essa sarà presente. Ma se il pianeta riesce a scrollarsi di dosso gli uomini, anche la musica si fermerà. Certamente però la musica delle sfere, delle stelle e di ogni cosa continuerà all'infinito. Il nostro pianeta ha visto molte specie arrivare e poi andarsene. Ogni cosa viene e se ne va; sembra essere tutto una enorme trasformazione. La musica può migliorare l'uomo. Penso che questa sia una grande verità, e credo che la musica sia davvero una parte importante della vita umana.

La sua musica è narrativa. Sotto alcuni aspetti è una musica di leggende, di paesaggi. Quando compone, cosa viene prima: la visione o la creazione delle note? O nascono insieme?
La visione non è così concreta. Si tratta più di un senso di spazio, in verità, e della combinazione di spazio ed emozione. Per fare un esempio, non si tratta mai veramente di uno spazio largo e aperto. Uno spazio così può essere davvero liberatorio e può essere riempito con un movimento liberatorio, ma può anche essere riempito con un'emozione paranoica, che dà la sensazione di uno spazio troppo disperso e questo può portare all'agorafobia. Se invece si ha uno spazio molto chiuso e confinato, un piccolo spazio, allora si può essere terrorizzati o avere un senso di claustrofobia. Ma può anche essere come un utero, uno spazio molto confortante. Direi che si tratta di un insieme dei due elementi, il tipo di spazio e il tipo di emozione che viene coinvolta. E' uno spazio che si ha dentro, dentro la propria mente. Non ha importanza dove si è, in mezzo al traffico di una città o sulla sommità di una grande montagna, è uno spazio dentro di te.

Ci parla della sua filosofia di vita? Ha delle opinioni sui concetti di spirito e anima?
Non lascerò mai questo pianeta. Nessuno di noi lo lascerà mai. Noi veniamo solo trasformati. In tutta la nostra vita noi lavoriamo come trasformatori. Ad esempio, trasformiamo l'aria e il cibo che mangiamo. Dopo la nostra morte siamo noi stessi trasformati in qualcosa d'altro, ma restiamo qui in questo pianeta. L'anima è in ogni cosa, è nell'intero pianeta, nell'intero universo. Noi siamo solo una parte di essa. Sopravviverà anche quando non ci saranno più persone.

Quali scrittori ama leggere?
Dipende dalle circostanze. Mi piace leggere. Quando sono in tour ho molte opportunità per leggere, ma in quei casi, in aereo o nella stanza d'albergo, leggo soprattutto i polizieschi. Abbiamo degli scrittori molto bravi in questo genere in Scandinavia.

Ama Mankell?
SÌ, Mankell è uno di questi. Poi amo leggere anche poeti svedesi e norvegesi.

E' stato particolarmente colpito da qualche musicista o gruppo musicale che ha ascoltato di recente?
Devo ammettere che non ho ascoltato molta musica. Ascolto musica classica, i miei vecchi dischi di jazz preferiti e un po' di musica folk. Posso essere spesso messo KO da questi, ma se si tratta degli album europei di jazz e cose di questo tipo, non sono sufficientemente informato.

Quanto tempo della sua giornata passa suonando?
Dipende. Se ho una scadenza posso lavorare per diciotto ore sulla musica, perchè devo suonare il mio strumento e devo pensare alla composizione. Ma se non ho nessuna scadenza, posso essere molto pigro. Allora suono il mio sassofono solo per un paio d'ore.

Ama suonare di fronte al pubblico?
Sì, mi piace molto. È in quell'occasione che la musica ha un'interfaccia, un legame con il destinatario. È lì che la musica cresce per me. Di giorno in giorno, di concerto in concerto, vengono aggiunti dei piccoli pezzi in più.

Trova differenze nel pubblico dei diversi paesi?
No. Non c'è differenza. Le persone sono le stesse in qualsiasi luogo, fondamentalmente. Ma possono cambiare le circostanze, ci possono essere una luce diversa o condizioni climatiche diverse. Altri parametri possono cambiare le sensazioni di un concerto.

Preferisce suonare all'aria aperta?
A dire il vero no, perchè penso che molti strumenti siano stati creati per essere ascoltati in uno spazio chiuso.

Ci può dire qualcosa sul modo in cui ricerca il suo suono?
E' qualcosa di inevitabile. Quello è il suono che alla fine produco sia che mi piaccia o no. È ciò che viene fuori, perchè è l'unico che c'è. Non ne ho un altro. Se voglio esprimere me stesso, quello è il mio veicolo. Anche se volessi crearne uno di diverso, non sarei capace di produrlo. Il mio suono viene naturalmente.

E' interessato a suonare con una grande orchestra?
Ho suonato con alcune orchestre, anche orchestre d'archi. Ma non è il mio principale obiettivo nel campo musicale. Credo che la musica da camera sia di più, sono più interessato a questo genere. La grande orchestra mi sembra un'invenzione recente nella musica. Ci sono centotrenta persone che suonano tutte la stessa nota. Della musica meravigliosa è stata prodotta con le orchestre, assolutamente fantastica, ma non è il solo modo per fare grande musica. Si può suonare da soli o con un'altra persona o con tre o quattro persone. Per me è abbastanza.

Che relazione esiste tra musica e voce?
Penso che noi tutti aspiriamo ad essere delle voci. Tutti noi aspiriamo a cantare attraverso i nostri strumenti. Così per me non c'è differenza. La voce è giusto un altro strumento. Certamente la voce è una cosa molto immediata, appartiene al nostro corpo e si può dire che sia l' espressione umana fondamentale. Poi le voci e gli strumenti vengono combinati con le parole e così via, ma quando ascolto questo insieme difficilmente sono attento a capire le parole, sono molto più occupato con le corde e con l'emozione della musica.

Lei ha deciso di suonare a quattordici anni. Come è successo? Non ha mai pensato di fare altro come professione nella sua vita?
Quando ho cominciato a quattordici anni, volevo suonare, ma non mi aspettavo di diventare un musicista professionista. Avevo altre idee. Ero sempre stato interessato alle lingue. Alle scuole superiori avevo studiato un po' di latino e un po' di greco antico. Avevo un insegnante che era molto esperto nella linguistica comparativa, nel cogliere i legami tra le diverse lingue e la storia del linguaggio, il suo sviluppo. E desideravo molto andare in quella direzione, così cominciai l'università. Prima di tutto volevo imparare il polacco, che è la lingua originaria di mio padre, e che non ho conosciuto. Mio padre mi parlava in norvegese. Io sono nato in Norvegia, ma volevo conoscere un po' meglio la mia famiglia. Nello stesso periodo iniziai ad essere chiamato per fare dei tour come musicista. Dopodiché non ho mai ripreso l'Università. Oggi sto ancora andando in tour come musicista. Ma forse quando andrò in pensione, cercherò di riprendere quegli studi.

Ma un musicista non va mai in pensione...
Questo è vero. Ma alcune persone mi hanno fatto notare che il modo di suonare che ho applicato, sperimentando il coinvolgimento di persone di varie culture e rappresentanti di diverse ere nella storia della musica, significa fare con la musica quello che un linguista fa con le lingue.


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